Controlli periodici regolari (annuali/biennali se assenza di sintomi) con visita ginecologica, ecografia pelvica e Pap test sono la miglior forma di prevenzione in ambito ginecologico. Prevenire significa evitare l’insorgenza di eventi dannosi e malattie gravi, applicando stili di vita adeguati ed eseguendo controlli con esami diagnostici semplici ed innocui che salvaguardano l’integrità psichica e fisica della donna. Lo scopo è di poter offrire alle donne la possibilità di una diagnosi precoce (individuazione della malattia in stadio iniziale), cosi da ridurre morbilità e mortalità e rendere meno aggressivo ed invalidante il trattamento delle patologie dell’apparato genitale.
E’ un esame specialistico strumentale che prevede l’utilizzo di un ecografo dotato di sonda transvaginale e transaddominale e, tramite l’emissione di ultrasuoni, permette di valutare la morfologia dell’apparato ginecologico interno (utero ed ovaie) e la valutazione dell’endometrio (mucosa che riveste la cavità uterina). In assenza di indicazioni specifiche può essere usata dal ginecologo come completamento della visita ginecologica manuale, per dare alle pazienti un miglior servizio e maggiore tranquillità.
Il Pap test (test di Papanicolau) è un test di screening per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero. Il test viene offerto a tutte le donne, anche a coloro che sono sane e senza alcun segno di possibile malattia, al fine di individuare precocemente i tumori della cervice uterina o diagnosticare e monitorare nel tempo quelle alterazioni benigne che, con il passare degli anni, potrebbero evolvere in carcinoma. L’ introduzione del Pap test ha contribuito significativamente alla riduzione della mortalità per tumore del collo dell’utero ed andrebbe eseguito regolarmente, almeno ogni tre anni, da parte di tutte le donne a partire dai 25 anni di età o comunque dall’inizio dell’attività sessuale.
Per affrontare con serenità e fiducia la gravidanza è necessario programmarla e seguirla durante tutto il suo evolversi. Il controllo attento della gravidanza permette infatti di salvaguardare il benessere materno-fetale, prevenire o curare l’eventuale insorgenza di complicazioni ed aiutare la donna ad affrontare il parto in maniera serena e naturale. In una gravidanza fisiologica le visite ostetriche vengono effettuate ogni 4-6 settimane con esecuzione di esami ematochimici secondo il protocollo ministeriale per il controllo della gravidanza
L’ecografia 3D fornisce una visione tridimensionale del feto e, come l’ecografia bidimensionale, si tratta di una metodica sicura, priva di rischi o controindicazioni. Tale metodica trova un impiego clinico nella valutazione di alcune specifiche condizioni malformative fetali ma, più frequentemente, viene utilizzata a scopo ludico per la visualizzazione del viso fetale. Una bella immagine del figlio che nascerà ha un valore affettivo importante e rappresenta anche per i futuri genitori uno strumento per iniziare precocemente un rapporto affettivo e relazionale con il proprio bambino. Tuttavia, non sempre può essere ottenuta una buona immagine tridimensionale poiché risulta strettamente dipendente dalla posizione fetale e dallo spessore del tessuto adiposo materno, che interferisce molto con la trasmissione degli ultrasuoni.
Esame ecografico dettagliato per lo studio dell’anatomia fetale (cranio ed encefalo, viso, torace, cuore, diaframma, organi intra-addominali, parete addominale, colonna vertebrale, reni e vescica, arti superiori ed inferiori, genitali). Nelle gravidanza a basso rischio, l’ecografia morfologica viene eseguita tra 19 – 22 settimane di gestazione ed in caso di sospetto malformativo fetale vengono offerti eventuali ulteriori approfondimenti diagnostici: amniocentesi – ecografia di II° livello – ecocardiografia fetale – consulenza con altri specialisti.
Esame ecografico che si pone lo scopo di monitorare il benessere fetale valutandone la crescita, i movimenti, la quantità di liquido amniotico, la flussimetria (quando opportuno) e l’anatomia indagabile.
Esame di laboratorio dedicato alla Diagnosi Prenatale che, grazie ad una tecnologia avanzata, permette di rilevare ed analizzare frammenti di DNA fetale circolanti nel sangue materno.
In questo modo è possibile fornire informazioni dettagliate circa alcune sindromi cromosomiche ed identifica:
Tutte le donne, anche le più giovani, hanno un rischio di avere un figlio affetto da sindrome cromosomica o malformazioni congenite e la sindrome cromosomica più frequente è la Sindrome di Down. Per conoscere con certezza il corredo cromosomico del nascituro è necessario sottoporsi all’esecuzione di villocentesi e amniocentesi, esami diagnostici che comportano un rischio di aborto dovuto all’invasività della procedura stessa e che viene stimato essere dello 0,5 – 1% Il test combinato si propone come esame non invasivo, pertanto senza alcun rischio per mamma e bambino, che permette di calcolare la probabilità di Sindrome di Down (Trisomia 21) e di altre cromosomopatie come la Trisomia 13 e 18. L’esame consiste in un’ecografia ostetrica approfondita eseguita tra 11+0 e 13+6 settimane (CRL tra 45 mm e 84 mm) associato ad un prelievo ematico dal braccio della gestante. Il risultato esprime il rischio per il feto di essere affetto da Sindrome di Down, ma non rappresenta un esame diagnostico in grado di confermare o escludere la malattia stessa. Eseguendo l’esame ecografico con l’associazione dei soft markers (osso nasale, dotto venoso e flusso tricuspidale) è possibile ottenere una sensibilità oltre il 90% con il 3% di falsi positivi. Per maggiori informazioni leggi il consenso informato.